Posts Tagged ‘recensione libro’

Maddalena Vaglio Tanet: “Tornare dal bosco”

Il suicidio di una bambina, la scomparsa di una maestra: in mezzo, una piccola comunità di montagna, il senso profondo di un mestiere, il legame umano e l’estrema ribellione per la violenza. È un romanzo di singolare caratura, quello di Maddalena Vaglio Tanet: si addentra in territori di ombra e di ferita, di mistero e di scelta. Scritto in una lingua precisa, densa, schietta anche quando affronta luoghi in cui è il chiaroscuro a fare la tessitura dominante, “Tornare dal bosco”, pubblicato da Marsilio, è candidato al Premio Strega.

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Il romanzo di un ghiacciaio: Gabriele Romagnoli, “Sogno bianco”

Vedere con gli occhi la fine di un luogo, mentre intorno ci si uccide di guerra, o di sfruttamento economico, o di incapacità di conservare ciò che ha valore – e che, una volta perduto, è perduto per sempre. Il nuovo romanzo di Gabriele Romagnoli attraversa cento anni e della montagna fa un racconto anti epico e per nulla banale: la frontiera di una bellezza ultima che, proprio per la sua lontananza, è esposta all’aggressione e allo stravolgimento. Tra la prima guerra mondiale, il boom economico, il progetto ambiziosissimo di una funivia in alta quota, un papa sciatore, si disegnano le coordinate di un domani nel quale il vuoto si fa feroce: un “Sogno bianco”.

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Giacomo Sartori: “Fisica delle separazioni”

Otto capitoli, otto movimenti, otto stazioni da cui guardare alla disgregazione di un rapporto importante, forte, epocale. L’attraversamento della fine, la sopravvivenza, l’analisi e la dissezione dei comportamenti intimi del protagonista, che si rivela in ogni atomo della propria fallibilità. La parola a un uomo in frantumi la dà Giacomo Sartori nel suo nuovo romanzo, pubblicato da Exorma.

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Matteo Melchiorre, “Il duca”. La montagna alla prova del passato.

Che sia il mistero il terreno sul quale poggia le sue radici Il duca di Matteo Melchiorre, pubblicato da Einaudi, è fuori di dubbio.
Già l’allure ventilata dalla copertina è intrisa di elementi gotici, e molto dice di quello che sarà lo scheletro della storia: un uomo solo che si incammina di spalle in cima a una scalinata di una qualche antichità, un bosco inquieto, un’ombra aviforme in postura quasi ieratica, un orizzonte inghiottito dal niente e la schiena di una montagna che incombe da qualche parte.

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Caterina Bonvicini: Mediterraneo. Una questione di umanità.

Deve essere chiaro subito: non si esce da queste pagine uguali a come ci si è entrati. Così come accade quando ci si confronta con qualcosa che travalica la nostra capacità di immaginare.
Portarci lì dove non abbiamo cognizione di sostanza, ma solo figura, è il compito dei testi importanti. E quello che Caterina Bonvicini ha scritto per Einaudi, con un saggio e le fotografie di Valerio Nicolosi, è, in tutto e per tutto, un testo importante. Perché Mediterraneo – A bordo delle navi umanitarie si assume un compito faticosissimo: rompere un argine, colmare un vuoto cognitivo, dare sostanza a concetti e azioni. Portare più in là una conoscenza, insomma, con la pratica di una voce che è stata corpo tra corpi, e occhio (spalancato) davanti ad altri occhi (spalancati). 

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